La dermatite atopica è una patologia cutanea che si manifesta per lo più durante l’adolescenza, ma può presentarsi anche nel corso dell’età adulta e che può impattare significativamente sulla qualità di vita dei pazienti. Il prurito, suo principale sintomo, incide infatti sulla perdita di sonno e, di conseguenza, sulla salute mentale.
Lebrikizumab, un anticorpo monoclonale IgG4 sperimentale ad alta affinità per l’interleuchina (IL)-13, è stato valutato per il trattamento della dermatite atopica del viso e delle mani negli adulti e negli adolescenti in due studi di fase III con disegno identico, ADvocate 1 e ADvocate 2.
Gli studi di fase III
Si è trattato, in entrambi i casi, di studi randomizzati, in doppio cieco, controllati con placebo e di durata pari a 52 settimane; tutti e due gli studi prevedevano un periodo di induzione di 16 settimane e un periodo di mantenimento di 36 settimane.
I pazienti eleggibili con dermatite atopica da moderata a grave, sia adulti (over18), sia adolescenti, (di età compresa tra 12 e 18 anni e peso superiore ai 40kg), sono stati assegnati in modo casuale, in un rapporto di 2:1, a ricevere lebrikizumab alla dose di 250 mg (dose di carico di 500 mg al basale e alla settimana 2) o placebo, somministrato per via sottocutanea ogni 2 settimane.
Gli esiti del periodo di induzione sono stati valutati fino a 16 settimane e inclusi nell’articolo pubblicato sul New England Journal of Medicine.
L’esito primario è stato un punteggio di valutazione globale da parte del ricercatore Investigator’s Global Assessment – IGA, pari a 0 o 1, valori che indicano una pelle chiara o quasi chiara all’interno di un intervallo che va da 0 a 4, con una riduzione di almeno 2 punti alla 16esima settimana rispetto al basale.
Gli esiti secondari includevano un miglioramento del 75% nel punteggio di estensione e gravità dell’eczema, cioè dell’Eczema Area and Severity Index – EASI-75, e valutazioni della scala del prurito e dell’interferenza del prurito sul sonno. È stata inoltre valutata la sicurezza del trattamento.
I risultati
Nello studio 1, l’esito primario è stato raggiunto nel 43,1% dei 283 pazienti del gruppo lebrikizumab e nel 12,7% dei 141 pazienti del gruppo placebo (P<0,001); una risposta EASI-75, cioè un miglioramento del 75% dell’estensione e gravità dell’eczema si è verificata rispettivamente nel 58,8% e nel 16,2% (P<0,001) dei pazienti.
Nello studio 2, l’esito primario è stato raggiunto nel 33,2% dei 281 pazienti del gruppo lebrikizumab e nel 10,8% dei 146 pazienti del gruppo placebo (P<0,001); una risposta EASI-75 è stata riscontrata rispettivamente nel 52,1% e nel 18,1% (P<0,001).
Le misure di intensità del prurito e l’interferenza del prurito con il sonno hanno evidenziato un miglioramento grazie alla terapia con lebrikizumab.
Gli eventi avversi
Tra gli eventi avversi, è risultata maggiore l’incidenza di congiuntivite tra i pazienti che hanno ricevuto lebrikizumab rispetto a quelli che hanno ricevuto placebo. La maggior parte degli eventi avversi riscontrati durante il periodo di induzione è stata di gravità lieve o moderata e non ha portato i pazienti ad interrompere lo studio.
I ricercatori hanno quindi concluso che nel periodo di esame dei due studi di fase III, 16 settimane di trattamento con lebrikizumab hanno mostrato efficacia negli adolescenti e negli adulti con dermatite atopica da moderata a grave.
J. I. Silverberg, E. Guttman-Yassky, D. Thaçi et al., Two Phase 3 Trials of Lebrikizumab for Moderate-to-Severe Atopic Dermatitis, N Engl J Med. 2023 Mar 23;388(12):1080-1091. Doi: 10.1056/NEJMoa2206714. Epub 2023 Mar 15.