La calvizie femminile o alopecia androgenetica femminile è caratterizzata da una progressiva miniaturizzazione dei follicoli piliferi e da una diminuzione della densità dei capelli, principalmente nella regione centro-parietale del cuoio capelluto.

Un recente studio epidemiologico condotto su una popolazione brasiliana ha evidenziato una prevalenza complessiva di calvizie femminile del 32,3% (95% CI 27,4%-36,9%) tra le donne adulte, con un aumento all’aumentare dell’età: dall’8% nel target 20-29 anni si arriva addirittura al 68% nella fascia d’età compresa tra 60 e 75 anni.

La gravità della calvizie femminile è stata associata a uno stile di vita sedentario, all’ipertensione arteriosa sistemica e al fatto di vivere in un’area urbana.

La patogenesi della calvizie nelle donne non è ancora stata completamente chiarita, né sono noti i fattori che modulano la morfogenesi dei follicoli miniaturizzati. Oltre al ruolo degli androgeni, dimostrato in modo più evidente nell’alopecia androgenetica maschile, ci sono prove della partecipazione di elementi genetici, ormonali e ambientali.

Carenza di studi comparabili sul tema

Per le donne, capelli folti e sani sono determinanti per l’autostima e una buona vita sociale e di relazione. Di contro, la calvizie e la sua refrattarietà terapeutica hanno un impatto negativo sulla loro qualità di vita.

Sebbene siano già stati proposti diversi trattamenti per l’alopecia androgenetica femminile, in una recente metanalisi, solo il minoxidil topico ha accumulato un adeguato livello di evidenza, mostrando però che circa il 40% delle pazienti non rispondono al trattamento.

Infatti, si riscontra una penuria di studi randomizzati, controllati, con follow-up longitudinale e utilizzo di risultati oggettivi che esplorino la performance dei trattamenti disponibili e delle loro combinazioni.

Il confronto tra gli studi è ostacolato anche dall’uso di esiti diversi, dal tempo di follow-up e dall’inclusione di diversi gradi di gravità della calvizie femminile. Inoltre, l’inferenza diretta dei risultati degli studi clinici sull’alopecia androgenetica maschile per la calvizie femminile non è adeguata.

Un’analisi dei trattamenti e dei metodi di camouflage

Scopo di uno studio condotto in Brasile e pubblicato su Anais Brasileros de Dermatologia è stato quello di descrivere e discutere le principali alternative terapeutiche per la calvizie femminile, nonché i metodi di camouflage che possono essere utilizzati nei casi più estesi o non rispondenti.

La revisione ha passato in rassegna una serie di trattamenti: minoxidil topico o orale, inibitori dell’alfa 5 reduttasi, altri farmaci antiandrogeni, lo spironolattone, il cirpoterone acetato, flutamide, bicalutamide, alfa estradiolo, analoghi delle prostaglandine, nutraceutici, microneedling, mesoterapia, plasma ricco di piastrine, foto biomodulazione, così come i camouflage, trapianti.

Le conclusioni

Il trattamento della calvizie femminile è una sfida di routine nella pratica dei dermatologi a causa della sua elevata incidenza, del grande impatto sulla qualità di vita e delle opzioni terapeutiche con un livello di evidenza limitato, che spesso non soddisfano le aspettative dei pazienti.

Trattandosi di una malattia cronica e progressiva, il trattamento deve essere mantenuto per un periodo indefinito; tuttavia, considerando che la maggior parte degli studi clinici ha una durata massima di un anno, i dati sui risultati a lungo termine sono scarsi.

In generale, i casi più lievi di alopecia androgenetica femminile rispondono meglio alla terapia rispetto a quelli più estesi. L’esame clinico e tricoscopico di routine nella consultazione dermatologica consente di diagnosticare i casi precoci, soprattutto nei soggetti a rischio più elevato, come quelli con iperandrogenismo, gli utilizzatori di farmaci androgeni (ad esempio, steroidi per le prestazioni sportive o anastrozolo) e quelli con una storia familiare di alopecia androgenetica.

Nessuno dei farmaci utilizzati per la calvizie femminile ha un profilo di sicurezza adeguato per l’uso durante il periodo gestazionale, soprattutto gli antiandrogeni e gli inibitori della 5-alfa-reduttasi.

Il dermatologo deve essere consapevole che l’aderenza può essere un problema e deve essere attento a tutti gli elementi che possono avere un impatto su di essa. Un adeguato follow-up, con foto cliniche e dermoscopiche standardizzate, è importante non solo per valutare l’efficacia ma anche per motivare il paziente a mantenere il trattamento.

La conduzione di studi clinici randomizzati che confrontino i diversi trattamenti disponibili è essenziale per una migliore comprensione dell’efficacia delle opzioni terapeutiche disponibili, nonché delle loro associazioni. Inoltre, è essenziale aumentare la comprensione della fisiopatologia della calvizie femminile, che va oltre la predisposizione genetica e l’azione degli androgeni. Questa conoscenza porterà all’identificazione di bersagli terapeutici, che consentiranno lo sviluppo di trattamenti più specifici ed efficaci.

P. M. Ramos, D. F. Melo, H. Radwanski et al., Female-pattern hair loss: therapeutic update, An Bras Dermatol. 2023 Jul-Aug;98(4):506-519. doi: 10.1016/j.abd.2022.09.006. Epub 2023 Mar 30