Quello della biostimolazione o biorivitalizzazione cutanea è oggi uno dei trattamenti dermatologici più richiesti ed è trasversale a più categorie di soggetti, indipendentemente dal genere, dallo status e, per molti versi, anche dalla fascia di età.
Scopo degli interventi di questo tipo è, come il nome stesso suggerisce, restituire alla pelle il tono, l’elasticità e il livello di idratazione che a causa dell’età, degli stili di vita e dell’esposizione a smog o raggi UV tendono inevitabilmente a rarefarsi.
Azione correttiva o preventiva
«Il trattamento – spiega a Dermakos il dottor Maurizio Cavallini, responsabile di Medicina Estetica e Dermochirurgia presso il Centro Diagnostico Italiano (CDI) e 10Società italiana di medicina ad indirizzo estetico – si basa su microiniezioni attraverso le quali si veicolano le sostanze che con l’invecchiamento (e non solo) diminuiscono progressivamente: elastina, acido ialuronico, collagene. Può, però, servire a finalità diverse ed essere, cioè, correttivo, dunque mirato a eliminare o lenire gli impatti dell’ageing, oppure preventivo e, perciò, rivolto a prolungare nel tempo la salute della pelle. Così, il trascorrere degli anni si fa sentire in maniera più lenta, regolata, modulata. Il paziente o la paziente tipo ha in media circa 45-50 anni, ma quando il traguardo è la prevenzione si può agire anche prima, a partire dai 35 anni. Al di sotto di questa fascia la strategia è utile a fini terapeutici per contrastare le tipiche cicatrici da acne».
Le tecniche e i tempi
Con l’eccezione della presenza di forme tumorali maligne, non esistono controindicazioni alla biorivitalizzazione né sono richiesti esami diagnostici preliminari.
Il trattamento viene eseguito con un ago da 4 millimetri e non causa effetti collaterali: ha un recovery-time di 6-8 ore e le uniche tracce visibili nell’immediato post-intervento sono eventualmente dei piccoli rigonfiamenti nella zona interessata o minuscoli lividi dovuti all’azione meccanica dell’ago.
«Fra correzione e prevenzione – spiega Cavallini, che è anche presidente di Polynucleotides HPT Priming Board – differiscono l’approccio tecnico e le tempistiche. Se l’obiettivo è prevenire, si programmano tre-quattro sedute a distanza di tre-quattro settimane l’una dall’altra. Se si tratta, al contrario, di correggere, le sedute possono arrivare a otto, una ogni due settimane: l’approccio a fini preventivi è, dunque, più morbido. Ciascuna seduta dura per circa 15 minuti e l’indicazione è di non ricorrere al make-up nelle ore successive e di non esporsi al sole né alle lampade UVA per un paio di giorni».
Aria d’innovazione
Nel corso dell’ultimo decennio o poco meno, secondo l’intervistato si è assistito a una continua crescita a due cifre della domanda di biorivitalizzazione, motivata anche dalla naturalità delle sostanze usate e dalle caratteristiche che la distinguono dai semplici riempitivi. I trattamenti correttivi sono i più richiesti; quelli preventivi rappresentano circa un quarto del totale. «Ma una pelle adeguatamente idratata, ricca di collagene e altri componenti o elementi strutturali è di per sé meno soggetta all’influenza di agenti lesivi potenzialmente responsabili dell’insorgenza di tumori», sottolinea Cavallini.
Sotto l’aspetto della dispensazione a uso clinico, le tecnologie si stanno sviluppando e l’introduzione di sistemi innovativi dovrebbe avere luogo per la prima volta nel nostro Paese proprio presso il Centro Diagnostico Italiano. «A oggi esistono dispensatori in grado di dosare automaticamente il quantitativo ottimale di collagene, elastina o acido ialuronico. Presto, però, sono attesi al debutto nelle nostre sedi dispositivi senza aghi e che attraversano la cute senza dolore in modi diversi: si tratta del metodo detto del delivery trans-dermico ad aria compressa».